Fèlsina
FèlsinaBiography
Se l’origine del nome “Fèlsina” risale alla civiltà etrusca, é a partire dall’epoca romana che, nel luogo in cui oggi sorge l’azienda omonima, é documentata un’attività di ristoro, sviluppatasi nel Medioevo in centro di assistenza e ospitalità per pellegrini. Una storia molto antica, dunque, che dai monaci Benedettini attraverso i Conti della Berardenga arriva sino a Domenico Poggiali, fondatore nel 1966 della Fattoria di Fèlsina.
Situata in comune di Castelnuovo Berardenga, al margine sud-orientale della zona di produzione del Chianti Classico (alle porte della Valle dell’Ombrone), Fèlsina é oggi guidata dal genero di Poggiali, Giuseppe Mazzocolin, e si sviluppa su un’estensione di 482 ettari, di cui 62 a vigneto.
La volontà di Mazzocolin – condivisa dall’enologo Franco Bernabei – di portare alla massima espressione ciascun vigneto anche attraverso la valorizzazione dei cloni di “sangioveto” tradizionalmente coltivati in azienda, ha imposto nei primi anni Ottanta alcune scelte produttive di grande innovazione. Nel 1983 esce, infatti, la prima annata di Fontalloro, splendido sangiovese in purezza provocatoriamente presentato come vino da tavola. Un formale declassamento operato per liberarsi dagli anacronistici dettami contenuti allora nel disciplinare Chianti Classico, ma anche e soprattutto per poter unire, grazie a un attento assemblaggio, le caratteristiche del vitigno principe di Toscana coltivato in vigneti interni ed esterni al confine della denominazione. Anche grazie a questa scelta coraggiosa, a un rigoroso e originale cammino é oggi possibile parlare di uno “stile Fèlsina”, un modo sempre più raro di intendere il vino che rifugge ogni eccesso di concentrazione e consistenza a favore di un’estrema eleganza.
Come il Fontalloro, così il Chianti Classico Riserva Rància e il Maestro Raro – nomi derivati dalle case coloniche poste in prossimità dei rispettivi vigneti – declinano nelle differenti specificità di terroir la comune finezza di sentori al naso e la spiccata propensione all’invecchiamento conferita dalla possente trama tannica.
Nella gamma dei vini prodotti dalla Fattoria di Fèlsina trovano posto, inoltre, lo Chardonnay di Toscana I Sistri e l’ottimo Vin Santo del Chianti Classico, degno rappresentante di uno tra i più affascinanti vini dolci italiani.
Feudo Maccari
Feudo MaccariBiography
Antonio Moretti, imprenditore di successo, durante un viaggio alle fine degli anni 90 in Val di Noto, ne rimase affascinato. Titolare di alcuni brand di lusso, tra cui anche la Tenuta Sette Ponti in Toscana, in quell’occasione decise che quello sarebbe stato il luogo ideale per fondare una nuova casa vinicola, in Sicilia. Nel 2000 cominciarono i primi acquisti, un lavoro con cui ha messo insieme i terreni di più di 50 proprietari. E’ nata così Feudo Maccari, una delle realtà più interessanti dell’isola, che ha in Maccari il proprio cuore pulsante. L’uva di questa zona ha un nome e un territorio d’elezione, nero d’Avola, allevato unicamente ad alberello, una delle forme più antiche e naturali di coltivazione della vite. Vitigno di antiche tradizioni e oggi particolarmente apprezzato, é di certo una delle varietà autoctone più interessanti di tutta la Sicilia e si caratterizza per struttura, intensità, rotondità di frutto e capacità di invecchiamento. Queste caratteristiche tipiche si ritrovano fedelmente rappresentate in tutti i vini di Feudo Maccari, in special modo nelle tre etichette di maggior prestigio che l’azienda produce sotto la guida esperta dell’enologo Carlo Ferrini. ReNoto, nero d’Avola con piccole percentuali di sirah, che é vino d’annata, vinificato in acciaio, che ha colore rubino di media tonalità, ricco al naso di sensazioni vinose e fruttate, con note immediate e intriganti di mirtillo e lamponi, e che al palato ha buona struttura, e sorso sapido e invitante. Un rosso allegro e scanzonato, adatto a ogni occasione e facile da bere, che bene si abbina a carni rosse e alla brace. ReNoto Rosè, vino suggestivo e versatile di colore cerasuolo che al naso ha profumi floreali e fruttati che ricordano la pera e la ciliegia matura, e che al palato é fresco e succoso, sapido e persistente. Ottimo come aperitivo o servito con pesce azzurro o carni bianche. Saia, nero d’Avola in purezza, che é vino di carattere, di colore rubino profondo e luminoso, che alterna sensazioni di frutta matura e dolce ad eleganti cenni speziati, mentre al palato ha equilibrio e armonia, lunga persistenza. Dotato di frutto esplosivo e grande rotondità, é vino che ben rappresenta il territorio e rispecchia al meglio le caratteristiche della zona.
Garofoli
GarofoliBiography
La Casa Vinicola Garofoli é cantina tra le più antiche d’Italia. Gli esordi sono nel 1871, con Antonio Garofoli alle prese con produzione e vendita di vini locali. Sarà il figlio Gioacchino, nel 1901, a fondare la ditta Gioacchino Garofoli. Oggi l’azienda é guidata dai nipoti, i fratelli Gianfranco e Carlo, rispettivamente presidente e vicepresidente. La sede legale é a Loreto, mentre la sede amministrativa é presso la cantina principale in Castelfidardo. La sede secondaria é costituita dalla cantina di vinificazione delle uve verdicchio in Serra de’ Conti. La produzione annua si attesta su circa 2 milioni di bottiglie che vengono distribuite per il 35-40% sul mercato interno e per il rimanente sui mercati esteri di tutto il mondo, con una maggiore concentrazione in quelli del Nord Europa. Oltre il 60% della produzione riguarda i vini Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi (circa 900mila bottiglie), Rosso Cònero (circa 200mila bottiglie) e Rosso Piceno (circa 220mila bottiglie). Il rimanente della produzione é costituito dai vini Igt Marche (circa 150mila bottiglie), da vini spumanti (circa 90mila bottiglie) ottenuti sia con metodo Charmat che Classico, da due vini frizzanti (un bianco e uno rosato per circa 150mila bottiglie), da vini da tavola (circa 400mila bottiglie) e da piccole produzioni di vini passiti. La filosofia che ispira il lavoro dell’azienda é la stessa degli esordi, solo qualità. Grande attenzione é riservata all’aggiornamento continuo delle tecniche produttive, sempre nel rispetto, tuttavia, dei sistemi tradizionali e storici di fare vino. L’occhio attento alle evoluzioni del mercato e alle sue esigenze non ha mai condotto al disconoscimento del valore delle tradizioni trasmesse dal territorio, come dimostra l’assoluta tipicità di tutta la gamma di etichette prodotte dalla Garofoli. Tra di esse, spiccano come cru più pregiati, tra i bianchi, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Riserva Serra Fiorese: di colore giallo oro, al naso é ricco e complesso, con sentori floreali e di frutta matura, note di vaniglia e tostato, mentre al palato ha gusto armonico e persistente. Un vino da stappare con pesci affumicati, risotti, piatti di pesce. Tra i rossi, il Rosso Conero Doc Riserva Grosso Agontano, ottenuto da uve montepulciano 100%. Di colore rubino con riflessi che virano al granato, ha profumo intenso con sentori di marasca e spezie, gusto vellutato, retrogusto di confettura e radice di liquirizia. Si abbina a carne alla brace e selvaggina.
Grattamacco
GrattamaccoBiography
Il Podere Grattamacco, situato sulle colline che dominano la piana di Bolgheri nel comune di Castagneto Carducci, fu fondato nel 1977. L’azienda, oggi sapientemente guidata dalla famiglia Tipa-Bertarelli (Claudio Tipa è lo zio di Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi – il team di vela che ha vinto due edizioni dell’America’s Cup), si estende per 80 ettari, di cui 29 a vigneto, di cui 4 a oliveto. Il vasto bosco che circonda la proprietà, assieme alle condizioni climatiche, consentono alla tenuta di lavorare in modo sostenibile. Infatti nel 1997 Grattamacco è stata la prima azienda di Bolgheri a certificarsi biologica.
Il Grattamacco Rosso (Bolgheri Superiore DOC), vino icona della zona che vede la prima annata prodotta nel 1982, va oltre il tipico Super Tuscan della zona, mantenendo un legame unico con la tradizione Toscana grazie alla presenza del Sangiovese nel blend assieme al Cabernet Sauvignon e al Merlot.
Questo è reso possibile dalla posizione dei vigneti ad un’altitudine relativamente elevata di 100-200 metri sul livello del mare. Un clima secco, grazie soprattutto all’influenza delle brezze marine, con escursioni termiche tra il giorno e la notte, che permettono alle nostre uve di raggiungere sempre una perfetta maturazione mantenendo la giusta acidità (freschezza) e sviluppano tannini dolci e sapidi del vino.
È interessante sapere che la tenuta è stata la prima a impiantare il Vermentino a Bolgheri con il vigneto più antico del 1986 e ancora in piena produzione, un vitigno seguito da molti a Bolgheri.
Per la produzione del Grattamacco Rosso tutte le uve vengono raccolte a mano e poi fermentate spontaneamente dall’enologo Luca Marrone in tini conici aperti di rovere da 7hl con macerazioni molto lunghe. I vini vengono affinati poi in barriques di rovere francese, dal nuovo al secondo passaggio.
Nel 2004 è stato impiantato un vigneto per la produzione di un altro cru; situato nella piana, con un terroir misto di limo e sabbia rossa, con uve Cabernet Sauvignon, Franc e Petit Verdot coltivate secondo uno schema ancestrale ad esagono chiamato “settonce” con forma di allevamento ad alberello, da cui il nome del vino, L’Alberello.
La famiglia Tipa-Bertarelli ha iniziato la propria avventura nel mondo del vino nel 1999 con l’acquisizione del castello ColleMassari nella DOC Montecucco, situata in Maremma a circa un’ora di auto da Bolgheri.
I vigneti di ColleMassari si trovano a 300 metri sul livello del mare, risentono dell’influenza di Montalcino e del Monte Amiata da Est, e del mare da Ovest. Quell’influenza dalla costa ci permette di coltivare anche il Vermentino, ottenendo mineralità e aromaticità, mentre il Sangiovese si esprime con tannini più morbidi, note di frutta matura ed una nota balsamica unica.
I Balzini
I BalziniBiography
L’azienda agricola I Balzini nasce dall’amore per il vino di Vincenzo e Antonella D’Isanto, liberi professionisti nella vita, vignaioli per passione. Il vino si produce con amore. Questa la convinzione su cui Vincenzo D’Isanto, commercialista e sommelier, ha costruito la sua avventura con Antonella nel mondo del vino. Proprio la passione per il calice rosso l’ha portato, nel 1977, a comprare 4 ettari di terra a Barberino Val d’Elsa nel cuore della campagna toscana, ai confini fra le province di Firenze e Siena. Nel 1980 Vincenzo impianta il primo vigneto e lavorando con l’aiuto e i consigli di Giulio Gambelli produce un vino rosso Igt denominato I Balzini, che prende il nome dai declivi del terreno sui quali é impiantato il vigneto, chiamati in Toscana balze, balzini. La prima annata porta la data 1987. La produzione attuale é di circa 30mila bottiglie, in procinto di attestarsi sulle 50mila con l’entrata in produzione della nuova vigna. I coniugi D’Isanto mirano a produrre secondo standard di elevata qualità, e per far questo pongono molta cura alla coltivazione della vite. Tra i vitigni utilizzati, merlot e cabernet sauvignon sono impiantati in terreni di origine pliocenica e di formazione sedimentaria, caratterizzati da sabbie gialle limose intercalate a lenti di argilla, con notevole presenza di fossili marini. I vigneti di sangiovese sono invece impiantati in terreni di origine ecocenica, originati dalla disgregazione di una roccia locale chiamata comunemente Alberese. Tra i vini, I BALZINI White Label, assemblaggio di sangiovese e cabernet sauvignon, ha colore rosso rubino, intenso e profondo, profumo complesso ed elegante con note di frutti di bosco a bacca rossa molto maturi, ben fusi con aromi speziati conferiti dalle barrique con sentori di legno aromatico e spezie. Morbido ed equilibrato, in bocca, é lungo, di bel carattere, impronta territoriale in armonia con le note innovative del Cabernet Sauvignon. I BALZINI Black Label, nel quale a sangiovese e cabernet sauvignon é aggiunta una piccola percentuale di merlot, é esuberante, dal colore rosso rubino di ottima concentrazione, fitto, con note purpuree, al naso é complesso con sfumature di mammola e giaggiolo, che ben si fondono con note di frutti di bosco, vaniglia, caffé, cioccolato nero, cuoio. Vino potente e di spessore, in bocca é caldo, austero, suadente. Entrambi i vini sono vinificati in tini d’acciaio a temperatura controllata, e maturano in barrique di rovere francese a media tostatura con un affinamento di almeno un anno in vetro.
Il terzo vino é I BALZINI Green Label, 80% Sangiovese e 20% Mammolo, con caratteristiche di freschezza e fragranza, meglio descritte nel nuovo sito.
Il Molino di Grace
Il Molino di GraceBiography
Il Molino di Grace: sembra il titolo di una fiaba e invece é il nome di un’azienda agricola di Panzano in Chianti. Si chiama così perchè il titolare é un imprenditore americano di nome Frank Grace, che vive tra San Francisco e Londra e perchè, situato proprio di fianco alla cantina, sorge uno storico mulino a vento del 19° secolo. I vigneti esistono in quel luogo da circa 350 anni, tuttavia quando Grace acquistò i terreni, nel 1995, l’azienda non esisteva: le uve venivano vendute ai produttori locali. A Panzano, dove lui e la moglie Judy possiedono 53 ettari di boschi e vigneti, ci va tutte le volte che può, ma non si sarebbe avventurato a fare il produttore vinicolo se non avesse potuto contare su Gerhard Hirmer, un banchiere tedesco che a 40 anni ha lasciato il mondo finanziario per trasferirsi nel Chianti, dove ha messo a frutto la sua passione per il vino e la sua cultura enologica occupandosi di un vigneto proprio e aiutando alcuni stranieri a diventare produttori. Con il suo aiuto, Grace ha restaurato le vecchie vigne, ne ha impiantato di nuove e, utilizzando le rovine di un vecchio fienile, ha creato una modernissima cantina che ha aperto le sue porte nel 1999. Nel frattempo, la superficie vitata é andata incrementandosi grazie a ripetute acquisizioni, l’ultima delle quali, avvenuta nel marzo 2006, ha portato all’integrazione dell’azienda agricola Castello di Montefioralle di Greve in Chianti A oggi l’estensione dei vigneti ha raggiunto i 45 ettari: 41 in proprietà, 4 in affitto. Grande collezionista d’arte e mecenate, Frank Grace ha fatto del Molino di Grace un vero e proprio museo a cielo aperto, senza che ciò gli abbia impedito di affermarsi con rapidità mai vista tra i produttori vinicoli di qualità. I suoi vini sono nati con la preziosa consulenza dell’enologo Franco Bernabei: tre Chianti Classico e un SuperTuscan. Vini provocatori: più che un SuperTuscan, il Gratius sembra un SuperChianti, visto che é ottenuto da uve di sangiovese in purezza, mentre il Chianti Classico Riserva Il Margone ha tutta l’aria di un SuperTuscan, dato che nella sua composizione entrano uve di cabernet sauvignon in percentuale del 30%. E sono vini prodotti e imbottigliati utilizzando materiali biologici ed ecosostenibili sia in vigna che in cantina.
Le Ragose
Le RagoseBiography
Il vino più denso di significato prodotto dalle Ragose é l’Amarone Marta Galli: porta il nome della fondatrice dell’azienda perchè é un vino fuori del comune come fuori del comune era lei. Erano stati proprio i 31 ettari delle Ragose, acquistati nel 1969 sulle colline della Valpolicella storica, in comune di Negrar, che avevano cambiato la vita di Marta Bortoletto. Sposatasi giovanissima (aveva 18 anni) con l’enologo Arnaldo Galli, fino ad allora era stata una casalinga che aveva cresciuto quattro figli: Sandra, Marina, Paolo e Marco. La tenuta era stata acquistata per trascorrervi i week-end, ma era un peccato lasciare che i suoi preziosi vigneti, abbandonati da otto anni, si trasformassero in gerbido. Cosicchè, mentre coltivavano l’unica vigna rimasta in produzione, Le Sassine, di 2,5 ettari, i Galli cominciarono l’opera di recupero dei terreni vitati. Di conseguenza si posero l’obiettivo di ricavarne vino, e di commercializzarlo. E Marta Galli si trovò sulle spalle la conduzione di un’azienda agricola: suo marito, é vero, si occupava della cantina, ma a tutto il resto doveva pensarci lei, che fu costretta a inventarsi imprenditrice. A favorirla fu l’interesse della stampa: era una delle primissime donne del vino in Italia, e aveva scelto, d’accordo con il marito, di impegnarsi a privilegiare la qualità e non la quantità. I Galli hanno sempre tenuto fede a questo impegno, vinificando esclusivamente le uve dei propri vigneti. E se avevano nella loro gamma un Cabernet Sauvignon, che testimoniava l’apertura a nuove esperienze, erano anche tra i pochi che avevano conservato nei propri filari i vitigni autoctoni minori della Valpolicella: pelara e forselina, dindarella e negrara, cagnara e tirodola, oseleta, rossara, rossignola. Le Ragose é oggi un’azienda con quasi 20 ettari di vigneto, e produce circa 150mila bottiglie all’anno. A occuparsene é la seconda generazione: Paolo, che ha una laurea in economia, ha sostituito la mamma nella gestione, mentre Marco, laureatosi in agraria con una tesi enologica, si é assunto i compiti che svolgeva il papà in cantina. Sono loro che hanno affiancato al tradizionale Amarone Le Ragose l’inedito Amarone Marta Galli, in cui hanno riversato il frutto delle loro ricerche. Fedeli alla tradizione, non hanno abbandonato l’allevamento a pergola delle viti nè le grandi botti di Slavonia in cantina, ma sono pronti ad adottare nuovi accorgimenti colturali e tecnologie avanzate, ma solo sulla base di sperimentazioni. A un solo principio intendono restare fedeli: “La qualità di un vino é un concetto inscindibile dal luogo d’origine delle uve e dalle persone che lo producono”.
Les Crêtes
Les CrêtesBiography
Gli Charrére sono un’antica famiglia originaria dell’Alta Savoia insediata in Valle d’Aosta sin dal 1750.
Bernardin, capostipite dei Charrére, costruì ad Aymavilles, pochi chilometri a nord di Aosta, l’edificio storico che tuttora conserva le originali cantine e l’antico mulino per la produzione dell’olio di noce e per la macinazione dei cereali. L’azienda Charrére, é da molti anni nelle mani di Costantino Charrére oggi coadiuvato dalle figlie Eleonora ed Elena. Qualche anno fa Charrére, pur mantenendo la storica cantina di casa per piccole produzioni, ha creato una nuova azienda che é appunto Les Crêtes, un moderno insediamento funzionale collocato fuori paese al limitare delle vigne.
Ma più che sulla cantina, Charrére ha fatto affidamento sulle vigne collocate in posizione strategiche, ben esposte e su terreni ideali. Come la Vigna La Tour, poco lontano dalla cantina, un vigneto a raggiera che si dirama dall’epicentro dove é collocata una torre.
Oppure la vigna sopra Aosta, sul versante meridionale delle montagne, detta Le Fourches, perchè qui in epoca medievale venivano giustiziati i colpevoli dei reati. Con passione, combattendo con le avversità del luogo (il clima, la quota, la montagna), Charrére lavora caparbiamente per ottenere il meglio dai suo vigneti.
E i risultati gli danno ragione, come dimostra lo Chardonnay Cuvèe Bois, un vino opulento, setoso, fine e molto elegante che ha stupito i critici enologici di tutto il mondo, che, in assaggi alla cieca, credevano di avere a che fare con un grande Montrachet o qualcosa di simile. Molto interessante anche la versione “Normale” dello Chardonnay Frissoniére senza legno. Bellissimo il Petite Arvine, un vino bianco figlio dell’omonimo vitigno originario del Vallese svizzero, che bene si é ambientato in Valle d’Aosta: un vino minerale, sapido e guizzante. Molto originale il Fumin, un vitigno autoctono locale, che si esprime con un vino dal colore violaceo e molto fruttato che si affina perfettamente in legno. Il Coteau La Tour é un bel vino, dal profilo aromatico originale, vinoso e valdostano tutto d’un pezzo.
Marchesi di Barolo
Marchesi di BaroloBiography
Nel suo libro Il Paese del Barolo, il canonico Domenico Massé scriveva a chiare lettere che: “…a creare quel tipo di vino che va ora sotto il titolo di Barolo furono i Marchesi Falletti al principio dell’Ottocento, i quali lo producevano con ogni cura nelle loro estesissime tenute di Barolo”. Dal 1929 la Marchesi di Barolo appartiene alla famiglia Abbona che tutt’oggi manda avanti l’azienda con la terza generazione rappresentata da Ernesto Abbona e da sua moglie Annamaria. Da sempre i grandi Cru prodotti sono ottenuti ponendo la massima attenzione nel collocare le diverse varietà di uva nei terreni e nelle esposizioni a loro adatti, per valorizzare i vitigni tradizionali e il territorio, esaltandone le caratteristiche di unicità e irripetibilità. L’obiettivo é quello di ottenere vini caratterizzati da estrema pulizia olfattiva e dall’equilibrio tra struttura ed eleganza, e trarre dal nebbiolo il massimo della piacevolezza e della complessità che é in grado di offrire. Numerosi i vini prodotti, dal Dolcetto al Moscato, fino a Freisa e Barbaresco. Ma le selezioni più pregiate sono i Barolo. A conferma di questo, il vino che meglio rappresenta la cantina é il Barolo Cannubi. Le uve di questo Barolo provengono solo dalla collina dei Cannubi, collina lunga e gradualmente crescente, posizione di eccezionale completezza, al centro della valle che divide le due grandi sottozone, dove i terreni di tipo Elveziano e Tortoniano si uniscono e si confondono. La vinificazione prevede pigiatura soffice dell’uva raccolta a mano con conseguente diraspatura e fermentazione in vasche termocondizionate a temperatura controllata (30/32°). Macerazione di 10 giorni con svinatura a fermentazione ultimata. Per l’affinamento, una parte di questo vino viene affinato per due anni in botti di rovere di Slavonia e di rovere francese da 30 e 35 ettolitri. La restante parte, 12 mesi in piccoli fusti, da 225 litri, di rovere francese mediamente tostato con assemblaggio con il rimanente prima dell’imbottigliamento. Il vino conclude il suo affinamento in bottiglia per 12 mesi prima di essere messo in commercio. Nel bicchiere ha colore rosso rubino fitto. Profumo intenso di rosa, vaniglia, liquirizia, spezie, rovere tostato e tabacco. Gusto pieno ed elegante, di buon corpo, austero, che ricorda le sensazioni olfattive. Gradevoli sono lo speziato e la nota tostata che si fondono perfettamente. é un vino che si presta a lungo invecchiamento e se ben conservato può durare anche 25-30 anni.
Maso Cervara – Cavit
Maso Cervara – CavitBiography
Cavit, con sede a Ravina a pochi chilometri da Trento, é un consorzio di cooperative, la più grande entità cooperativa del Trentino, una realtà complessa e articolata che produce milioni e milioni di bottiglie. Una sorta di gigante del vino che ha una grande attenzione verso il territorio e nella valorizzazione dei singoli cru. Una politica decisa vari anni addietro dal direttore generale Giacinto Giacomini che ha sempre creduto nelle potenzialità dei singoli terroir, anche se questi in termini numerici rappresentano ben poca cosa. Grazie a un attento studio durato anni e condotto con il contributo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, sono stati individuati in tutta la provincia i luoghi dove non solo si producevano le migliori uve, ma che dessero vita a vini di spiccata personalità. Sono nati così tutti quei vini collocati nella collezione I Masi (il maso – deriva dal latino mansum – in Trentino é il nucleo fondante della proprietà agricola). Il più importante é sicuramente il maso Torresella, uno splendido luogo, situato nella Valle dei Laghi, con un’antica villa, proprio in riva al lago di Toblino. Qui il clima é temperato, a tratti mediterraneo, e qui cresce molto bene il vitigno chardonnay con il quale si produce lo Chardonnay Maso Torresella, di grande pienezza e morbidezza. Ma qui nascono anche il Sauvignon molto aromatico e vegetale, e qui pure nascono le basi con il quale si produce un ottimo spumante Classico. A Volano nella Vallagarina, invece, si trova Maso Romani, uno dei terreni eletti per la coltura del Marzemino, il tradizionale vitigno autoctono del Trentino, con il quale si produce un vino schietto, intenso dal caratteristico profumo di ciliegia. Il Maso Cervara é collocato nella Piana Rotaliana a mezzolombardo. Qui si coltiva il teroldego, detto appunto rotaliano, altro vitigno autoctono trentino, che dà vita a un rosso dal colore molto intenso, morbido, carezzevole, poco tannico, capace di vivere a lungo. Tra tutti i molti altri vini di Cavit é da segnalare l’Altemasi Graal, un eccellente spumante metodo Classico, a base di chardonnay e pinot nero, lungamente affinato a contatto dei lieviti, che non ha nulla da invidiare ai vini con bollicine prodotti Oltralpe.
Oasi degli Angeli
Oasi degli AngeliBiography
Eleonora Rossi e Marco Casolanetti sono i giovanissimi proprietari di Oasi degli Angeli di Cupra Marittima (Ap). Fin dagli esordi hanno fatto incetta di premi e riconoscimenti. Non stupisca questa considerazione. La straordinaria attenzione da parte della critica enologica ha un motivo. Pur non vantando nè tradizioni eroiche, nè molte vendemmie alle spalle, hanno perseguito una singolare, quanto sapiente, filosofia produttiva: un solo vino, il Kurni, ottenuto da uve montepulciano provenienti da vigneti ultraquarantennali allevati a gobelet e gestiti seguendo scrupolosamente il metodo biodinamico; da record la densità per ettaro che si attesta tra le 10mila e le 15mila piante, così come le rese che si fermano a meno di 250 grammi per ceppo. Insomma, il loro é un rosso assolutamente unico per potenza e concentrazione naturale, in grado di sostenere con nonchalance il duplice confronto con il legno senza rimanerne dominato. Infatti dopo una lunghissima macerazione e fermentazione in acciaio (40 giorni) viene travasato in barrique nuove di rovere francese dove sosta per nove mesi, per poi essere nuovamente travasato in un altro “set” di barrique nuove per ulteriori nove mesi. Pochissime le bottiglie prodotte: poco meno di 6mila. E il valore di questo vino si esprime senza esitazioni alla degustazione. Una volta nel bicchiere ha impenetrabile colore rubino, con note che ricordano la melanzana, viola intenso, con una concentrazione opulenta e impressionante. Al naso si propone irruento, esplosivo, con profumi di formidabile intensità di marasche sotto spirito e di more, frutti di bosco, con un progressivo susseguirsi di sensazioni, che portano anche sentori di sottobosco, note di tabacco, moka e cuoio. Il naso, piacevolmente in continua evoluzione, é davvero un’esperienza emozionante. Al palato, é ricco, denso, strutturato, con formidabile equilibrio tra tannini e acidità, una straripante pienezza, un sorso sapido e vigoroso, con un finale persistente e infinito, che regala ancora sensazioni di caffé, frutti di bosco, cuoio. Questo vino per temperamento e carattere, per l’imponenza gustativa, per la sua eccezionalità, può rientrare senza difficoltà tra quei vini che Gino Veronelli definiva da meditazione. Da bere in perfetta solitudine. In tavola, tuttavia, bene si abbina a secondi a base di cacciagione e selvaggina, formaggi stagionati.
Ornellaia
OrnellaiaBiography
La tenuta dell’Ornellaia, una delle gemme della viticoltura italiana, oggi proprietà d’una holding controllata dal gruppo Frescobaldi, Tenute di Toscana, fu creata nel 1981 a Bolgheri dal marchese Lodovico Antinori. La straordinaria vocazione enoica del territorio di Bolgheri non era allora così evidente, ma Antinori, grazie ai suggerimenti di un guru dell’enologia come Andrè Tchelistcheff, aveva individuato, per impiantarvi il suo vigneto, una nicchia ecologica incredibilmente fortunata, caratterizzata dalla luminosità dell’atmosfera e dalla dolcezza del clima, protetta dai venti freddi del mare dalla macchia mediterranea. E sapeva, grazie al Sassicaia prodotto da suo cugino, il marchese Niccolò Incisa della Rocchetta, che i vitigni bordolesi che intendeva impiantare si sarebbero felicemente sposati con quel microclima. Se fosse una creatura umana, si potrebbe dire che l’Ornellaia, il vino che si ricava lì dalle loro uve, é nato con la camicia: in una situazione già tanto privilegiata ha avuto il colpo di fortuna di esordire con la vendemmia 1985, una vendemmia così prodigiosa ch’esso é ancor oggi di eccezionale qualità, pur essendo scaturito da viti appena impiantate, teoricamente troppo giovani per dare un prodotto di alta classe. La sua consistenza qualitativa era tanto più entusiasmante in quanto ottenuta in una situazione ancora precaria: Antinori non aveva a disposizione una cantina adeguata, tant’é che la vinificazione era stato costretto a farla a San Casciano Val di Pesa, nello stabilimento vinicolo dell’azienda di famiglia, la Marchesi Antinori, gestita da suo fratello Piero. Solo nel 1987 l’Ornellaia ebbe finalmente la propria cantina, e fu una struttura che fece scalpore: modernissima, architettonicamente audace, ma occultata in una conca in mezzo ai vigneti, a impatto zero sull’ambiente. Oggi la presenza in azienda di un team di altissimo livello professionale guidato da Leonardo Raspini assicura ai vini firmati dalla tenuta una costanza qualitativa che nemmeno gli andamenti stagionali riescono a compromettere. Al vertice c’é l’Ornellaia, ottenuto da un’attenta selezione di cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc e petit verdot in meditata miscela: il millesimo 1998 fu proclamato dal mensile americano Wine Spectator il miglior vino del mondo. Accanto all’Ornellaia s’é imposto il Masseto, un merlot in purezza nato quasi per caso nel 1986, che con l’annata 2001 ha ricevuto i massimi riconoscimenti internazionali ed é stato acclamato tra i migliori Merlot del mondo.
Orsolani
OrsolaniBiography
La Cantina Orsolani é a San Giorgio Canavese, nel cuore della zone di produzione dell’Erbaluce di Caluso. L’azienda é nata nel 1894, quando Giovanni Ortolani, con la moglie Domenica, decise di rimpatriare dall’America richiamato dalla nostalgia della propria terra. I trisavoli dell’attuale conduttore dell’azienda aprirono la Locanda Aurora; Domenica seguiva il lavoro in cucina, Giovanni lavorava in campagna e in cantina per produrre il vino per gli avventori. Il vino ebbe successo e la cantina si ingrandì, tanto che la generazione successiva decise di dedicarsi a tempo pieno all’attività vitivinicola. Gian Francesco, padre dell’attuale conduttore, Gianluigi, negli anni Sessanta, avviò una vera e propria rivoluzione nella produzione dell’Erbaluce, dedicando molta attenzione alla maturazione delle uve e alla successiva vinificazione. Il grande impegno sul vitigno Erbaluce inizia intorno al ’67, dopo l’avvento della Denominazione d’origine controllata. I risultati di questo lavoro, basato tutto sulla ricerca della qualità, porta le cantine Orsolani a una posizione di privilegio negli ultimi trent’anni. Partendo dal 1968, con la prima spumantizzazione dell’Erbaluce che in quegli anni fu una grande novità, le Cantine Orsolani ottengono la certificazione Doc sullo Spumante. Nel 1985 nasce La Rustia, che introduce il concetto di cernita vendemmiale e dimostra, per prima, le possibilità di questo vitigno anche nella sua espressione di vino bianco secco. Nel 1988, dopo alcuni anni di sperimentazione, le Cantine Orsolani introducono l’utilizzo delle barriques nella fermentazione del Passito, una soluzione studiata per ridurre l’invecchiamento ossidativo. Il risultato é un passito solare che si paragona ai grandi passiti, non aromatici, italiani. Nel 1996 con i Vignot: S. Antonio e S. Cristoforo, le cantine Orsolani, introducono il concetto di Cru, che non si basa unicamente sulla provenienza delle uve da una singola vigna, ma anche, sulla successiva vinificazione e affinamento, studiati appositamente per quelle particolari uve. Attualmente le Cantine Orsolani vinificano esclusivamente Erbaluce ottenuti da circa 15 ettari di vigna e la produzione é di circa 100mila bottiglie. I fiori all’occhiello che la Cantina Orsolani produce in modo continuativo da oltre vent’anni e che sono tutti frutto di accurate selezioni vendemmiali nelle zone più vocate del comune di Caluso sono: il Sulé Caluso Passito Doc; La Rustia Erbaluce di Caluso Doc; Il Cuvèe Tradizione metodo classico Caluso Spumante Doc.
Pala
PalaBiography
L’Azienda Pala, fondata nel 1950 da Salvatore Pala, padre degli attuali proprietari Enrico e Mario, é oggi una delle più interessanti realtà vitivinicole della Sardegna. Situata a una ventina di chilometri a sud-ovest di Cagliari, a Serdiana, é da tempo riconosciuta per la qualità dei suoi prodotti, decisamente di livello. Di recente, a inizio 2008, lusinghieri giudizi sui vini dell’azienda sono stati espressi dal guru della critica enoica internazionale Robert Parker che sul suo The Wine Advocate ha definito due Cru della cantina, ovvero S’Arai “straordinario” e Crabilis “sopra la media!” valutando il S’Arai 2003 con 92/100, e Crabilis 06 con 88/100. La filosofia produttiva di Pala prevede la produzione di vini che siano reale espressione del territorio in cui nascono; per tale motivo vengono utilizzati quasi esclusivamente vitigni autoctoni o comunque tipici della Sardegna e della particolare microarea. In quest’ottica é nato qualche anno fa Essentija, bovale 100% (solo Pala vinifica bovale in purezza), intenso e persistente al naso, caldo e avvolgente in bocca. E in quest’ottica si spiegano Crabilis e Stellato, l’ultimo nato, entrambi da uve vermentino di Sardegna 100%. Il vino più prestigioso della cantina é il S’Arai, assemblaggio di cannonau, carignano, barbera sarda e bovale. Ogni vitigno viene vinificato separatamente. Dopo la pigiadiraspatura segue la macerazione a temperatura controllata, con l’innesto di lieviti selezionati, che dura tra gli 8 e i 10 giorni a seconda del vitigno. Terminata la fase di macerazione, la fermentazione prosegue in tini in acciaio inox a temperatura controllata intorno ai 20°. A fermentazione ultimata si procede a leggere chiarifiche dopo le quali il vino viene lasciato riposare alcuni giorni per poi poter procedere all’assemblaggio, dei prodotti ottenuti in percentuali variabili di anno in anno. Dopo l’assemblaggio l’affinamento prosegue per circa un mese in vasca di cemento sotterranea per poi continuare in barrique nuove di rovere francese da 225 litri per circa 8/10 mesi, successivamente il vino verrà posto in bottiglia per completare l’affinamento in circa 3/4 mesi. Alla degustazione il vino si presenta di bel colore rubino intenso, al naso é intenso con note di frutta rossa matura e mandorla, mentre al palato non é eccessivamente strutturato, morbido, piacevole con il finale che riporta le note caratteristiche di frutta matura. Da abbinare a cacciagione, selvaggina, carni arrosto e brasate, formaggi.
Podere Poggio Scalette
Podere Poggio ScaletteBiography
Il Podere Poggio Scalette nasce nel 1991, quando l’enologo Vittorio Fiore e sua moglie Adriana Assjé di Marcorà acquistano alcuni appezzamenti di terreno e un fabbricato rustico, abbandonati da anni, sulla collina di Ruffoli, tra Greve in Chianti e Panzano. Questa prima parte del corpo aziendale é stata ampliata nel 1996 con l’acquisizione di una proprietà adiacente, dotata di cantina e ampi fabbricati, che ha portato la proprietà a circa 35 ettari, di cui 15 a vigneto. Vittorio Fiore é uno del ristretto gruppo di enologi che ha fatto la storia del Rinascimento del vino italiano. Nato a Bolzano, formatosi tra gli istituti di San Michele all’Adige e Conegliano, é stato segretario dell’Associazione Enotecnici Italiani per poi intraprendere, alla fine degli anni 70, la strada della consulenza enologica in Toscana (e non solo). Nel Podere Poggio Scalette ha concentrato l’esperienza di una vita. Sotto la sua supervisione, a gestire l’attività aziendale sono oggi la moglie Adriana e soprattutto il figlio Jurij, diplomato a Beaune nel 1993, che dirige in pratica vigna e cantina. L’azienda é nata producendo un solo vino, il Carbonaione, che trae il nome dall’appezzamento di terreno sul quale sorge l’azienda. In seguito ha ampliato la sua gamma produttiva con un secondo vino, il Piantonaia, un merlot morbido e suadente, di buona concentrazione e complessità, ma deve la sua fama al primo, un maestoso sangiovese in purezza di perentoria pulizia ed eleganza, equilibrato e vigoroso allo stesso tempo. Il cru da cui lo ricava Fiore é un terreno collinare a terrazze ricche di galestro, argilloso-calcareo, esposto a ovest-sud-ovest a un’altitudine di circa 400 metri. Ma la sua peculiarità risiede anche nelle uve: il sangiovese del Carbonaione non é un sangiovese qualunque, ma scaturisce da viti che hanno un’età media di 70 anni. Furono infatti innestate su ceppi di ibrido americano nel periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale, a partire dagli anni 20 del 1900: quelle di Poggio Scalette sono state le prime vigne a esser ricostruite, nell’area del Chianti Classico, dopo le devastazioni compiute dalla filossera alla fine del 1800. Costituiscono uno dei rarissimi esempi ancora esistenti di clone originario del cosiddetto sangiovese di Lamole, uno degli autentici monumenti dell’ampelografia chiantigiana, che un tempo veniva coltivato anche ad alberello.
Poderi Boscarelli
Poderi BoscarelliBiography
Poderi Boscarelli é una casa vinicola di Montepulciano, fondata nel 1962 da Egidio Corradi. Attraverso una produzione di vino di qualità, il fondatore intendeva rendere omaggio a quella sua terra d’origine, la Toscana, appunto, abbandonata a favore di Milano e Genova per motivi professionali. E’ la collina di Cervognano a ospitare questa piccola azienda votata alla valorizzazione del Vino Nobile; si trova sul versante sud-est di Montepulciano, a ridosso della Valdichiana, a un’altitudine di circa 300 metri slm. L’obiettivo é concentrato sulla produzione del Vino Nobile con un carattere marcato e tradizionale e sui rossi che valorizzino il terreno e l’uso del sangiovese. Dei 12,5 ettari vitati di proprietà, 11 sono iscritti all’albo del Vino Nobile Docg e la restante parte a quello del Rosso di Montepulciano Doc. Due i vini top. Il Nocio dei Boscarelli, il rosso più conosciuto. Dopo la diraspatura e una soffice pigiatura, le uve vengono fatte fermentare in piccoli tini di rovere. La fermentazione dura dieci giorni a temperatura variante dai 28 ai 31 gradi. Vengono effettuati brevi rimontaggi nella fase iniziale e follature manuali del cappello. La macerazione prosegue per altri dieci giorni dopo la fermentazione. Dopo aver svolto la fermentazione malolattica, il Nocio viene posto ad affinare in fusti da 5 e 10 hl di rovere francese Allier e di Slavonia. La maturazione dura dai 18 ai 24 mesi. A una leggera filtrazione segue l’imbottigliamento; l’affinamento in bottiglia avviene in cantina per altri 3/6 mesi. Nel bicchiere é di grande impatto, rosso rubino, dal naso elegante, ideale con selvaggina. E il Vino Nobile di Montepulciano. Le uve, sangiovese e prugnolo gentile, raccolte manualmente in cassette, dopo la diraspatura e la pigiatura soffice vengono poste a fermentare in piccoli tini di rovere o d’acciaio. La fermentazione dura circa una settimana a temperature varianti dai 28 ai 30 gradi. Vengono effettuati rimontaggi e molte follature manuali del cappello. La macerazione prosegue per altri 5/8 giorni dopo la fermentazione. Dopo aver svolto la fermentazione malolattica, il Nobile viene posto ad affinare in fusti di legno di Allier e rovere di Slavonia di capacità variabile dai 5 ai 35 hl. La maturazione dura circa dai 18 ai 24 mesi. Prima dell’imbottigliamento, se necessaria, viene effettuata una leggera filtrazione. Alla degustazione si presenta di colore rosso rubino, ha profumo di prugna e ciliegia, sentori speziati, sorso caldo e di buona persistenza.
Poderi Colla
Poderi CollaBiography
La famiglia Colla ha una lunga frequentazione con il vino. Le prime notizie certe risalgono al 1703, quando in un documento si parla di un certo Carlo Colla che Santo Stefano Belbo, produceva e commercializzava “bottelli di Rosatello, brente di vino Negro, rubbi di vino bianco”. Possiamo affermare che i Colla il vino ce l’hanno nel sangue. Beppe Colla per molti anni é stato il protagonista del successo di una delle più quotate aziende di Alba. Nel 1994 Tino Colla e la nipote Federica (sempre con la collaborazione di Beppe) hanno dato vita alla Poderi Colla che ha sede alla Cascina Drago a San Rocco Seno d’Elvio, uno degli angoli più belli ed affascinanti delle Langhe anche se poco conosciuto, nonchè uno dei migliori cru viticoli del circondario. La Poderi Colla possiede vigneti propri anche alla Roncaglia a Barbaresco e in località Dardi le Rose di Monforte d’Alba. I Colla perseguono un’idea del vino molto tradizionale, fortemente legata al territorio e all’annata. Non si imbottigliano tutte le annate ma solo le migliori. Nella vinificazione si usano prevalentemente botti grandi dove il legno serve ad affinare il vino, ma non deve essere preponderante, proprio come prescrive la tradizione, nel rispetto degli usi costanti e leali. Grazie a questa filosofia produttiva integerrima nascono i Barolo del vigneto Bussia dei Dardi le Rose, Barolo che hanno il caratteristico colore non troppo evidente con riflessi aranciati, quella finezza di tannini e quella struttura austera e piena che ne fanno un vino a lungo invecchiamento. Molto interessante anche il Barbaresco Roncaglie, che ha carattere e lunga persistenza. Immediato e fragrante, sempre nella migliore tradizione il Dolcetto della vigna Piana Balbo. Vino molto particolare il Campo Romano, uno dei primi pinot nero piantati in Piemonte, molto profumato dal caratteristico aroma di piccoli frutti. Infine va segnalato il Bricco del Drago, nato nel 1969. é stato il primo vino piemontese frutto del “taglio tra due vini diversi”, cioé il Nebbiolo e il Dolcetto, un vino davvero singolare, flessuoso e molto fragrante.
Produttori S. Michele Appiano
Produttori S. Michele AppianoBiography
La Cantina Sociale di San Michele Appiano, ovvero Kellereigenossenshaft Sankt Michael Eppan, ha appena festeggiato in pompa magna il centenario della fondazione. Fondata all’epoca dell’Impero austroungarico, la cantina cooperativa del villaggio di San Michele, uno dei borghi che compongono il comune di Appiano sulla Strada del Vino, il più importante comune vitivinicolo dell’Alto Adige – Sudtirol. Nata per volontà di una ventina di viticoltori, é cresciuta continuamente fino a divenire una delle più importanti realtà cooperative della provincia di Bolzano, tanto che oggi ha 355 soci e circa 350 ettari di vigneti (di cui il 70% con uve bianche) coltivati da soci.
La cantina é un vecchio edificio in stile, con ampi spazi sotterranei, recentemente ampliato e abbellito con l’inserimento di un nuovo corpo modernissimo. Le sorti della Cantina San Michele sono radicalmente cambiate nel 1977 quando in azienda é entrato il kellermeister (l’enologo) Hans Terzer, che ha imposto una filosofia produttiva improntata al rigore e alla selezione dei diversi terroir, grazie alla quale le uve non vengono più pagate in base alla quantità, ma in base al potenziale qualitativo. Grazie a questa scelta difficile, per quei tempi, Terzer é riuscito a cambiare completamente politica e immagine della Cantina Sociale, dando l’esempio a tutte la altre cantine cooperative del Trentino Alto Adige e non solo. San Michele ha sfondato, ha conquistato l’attenzione dei critici e il favore del pubblico, con la creazione di una linea di prodotti denominata Sankt Valentin (é il nome di un castello circondato da vigneti situato ad Appiano Monte) che comprende alcuni vini bianchi monovarietali, profumatissimi e di grande spessore, quali il Sauvignon (l’unico vino italiano premiato per 13 anni consecutivi con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso), il Gewürztraminer, il Pinot Grigio e il Pinot Bianco, ai quali in un secondo tempo si sono affiancati anche alcuni rossi come il Pinot Nero e il Lagrein. Pur tuttavia, una delle bandire di San Michele é Schulthaus, una sorta di pietra miliare dell’enologia altoatesina, un pinot bianco in purezza, le cui uve nascono nel maso omonimo, un cru storico che prevede un’edizione di circa 200mila bottiglie annue. Questo per dire che un grande vino non deve essere una rarità per pochi, ma un bene disponibile per tutti gli amanti del vino vero.
Renato Keber
Renato KeberBiography
Situata nel cuore della Doc Collio e più precisamente a Cormons, una delle migliori zone produttive italiane per i vini bianchi, l’Azienda Agricola Renato Keber rappresenta una delle realtà più interessanti del panorama enologico friulano. La casa é particolarmente focalizzata sulla produzione di bianchi, come é logico in relazione alla sua collocazione geografica, tuttavia anche i rossi sono generalmente molto apprezzati da critica e appassionati. Le vigne si estendono per 13 ettari circa sulle colline di Zegla Plessiva, e i vitigni coltivati, suddivisi tra autoctoni friulani e varietà internazionali, sono Tocai friulano, pinot bianco e grigio, chardonnay, sauvignon, merlot e cabernet franc. Renato Keber, enologo dell’azienda oltre che proprietario, é molto attento sia agli aspetti più propriamente agronomici attinenti alla vigna, che a quelli della vinificazione in cantina; i suoi vini, puliti ed eleganti, sono una validissima espressione della tipicità del Collio, e un equilibrato compromesso fra tradizione ed innovazione. Bianchi e rossi, i suoi vini di punta, con prodotti d’eccellenza che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero, e che vanno dall’eccellente Collio Bianco Doc come il Beli Grici, assemblaggio di pinot bianco, ribolla tocai e sauvignon, dal colore giallo paglierino brillante, profumi floreali e note di pesca gialla, gusto fresco e sapido, allo Chardonnay Riserva Grici, di bella personalità. A rossi come il Merlot Riserva Grici o al Collio Rosso Doc, blend di cabernet franc e merlot. E se il Collio Tocai friulano base é certo vino che si segnala per la sua eleganza, il Cru che rappresenta la bandiera dell’azienda, al di là della lunga querelle che ha accompagnato la possibilità di chiamare o meno il tocai così, era e si conferma il Tocai Riserva Zegla. Bianco dal bel colore paglierino intenso, brillante, luminoso, al naso é un vino equilibrato, fine, delicato dal profumo di mandorla amara e fiori di campo, con note che ricordano la frutta matura a polpa gialla. Al palato ha gusto morbido e cremoso, equilibrato, piacevolmente fresco, con persistenti note di frutta gialla, erbe aromatiche, sorso di sapida mineralità, con finale lungo e retrogusto di mandorla. Tra i migliori abbinamenti: minestre di orzo, pasta e fagioli, risotti con erbe e verdure, frittate di primavera, carni bianche e formaggi di media stagionatura.