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Agricole Vallone

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Biography

Foto di Agricole Vallone

Il caso di Vittoria e Maria Teresa Vallone, le vignaiole più importanti del Salento, è unico: la vitivinicoltura per loro non è soltanto un’attività appassionata, è un impegno morale che si sono assunte per realizzare i progetti del loro fratello Franco, immaturamente scomparso a 39 anni, nel 1979. Moderno, aperto, di lucida intelligenza e grande intuito, Franco Vallone aveva indirizzato gli interessi della famiglia, proprietaria dal 1934 di floridi terreni nella Penisola salentina, verso l’imprenditoria agricola, negli anni in cui, dopo lo shock della riforma fondiaria, non erano molti i proprietari terrieri a credere nel futuro delle loro tenute. Grazie a lui, i Vallone furono tra i primi, in Puglia, a liquidare i rapporti di colonia e mezzadria per intraprendere la conduzione diretta: la Agricole Vallone è una sua creatura. è un’impresa articolata su tre nuclei autosufficienti, dotati di un certo margine di autonomia, che fanno capo però, per le scelte strategiche e i servizi generali, al direttore, Donato Lazzari, che ha il suo centro operativo a Lecce. La superficie aziendale è di 660 ettari: 40 sono del vigneto di famiglia, lo Iore di San Pancrazio Salentino; 310 della tenuta Flaminio, a Brindisi, di cui 110 vitati; e 312 ettari di Castelserranova, in agro di Carovigno. A vite sono coltivati 170 ettari, con una cantina per la vinificazione a Brindisi e una per la maturazione e l’imbottigliamento a Copertino. Alla morte di Franco, stroncato da un infarto, le sorelle Vallone hanno sentito il dovere di realizzare il suo sogno incompiuto: creare un’azienda agricola d’avanguardia nel Salento. E ci sono riuscite, grazie anche all’oculata scelta dei collaboratori, coordinati dal direttore generale, l’agronomo Donato Lazzari, che era stato il braccio destro di Franco. è con il loro consiglio che le sorelle Vallone hanno coraggiosamente deciso di imbottigliare soltanto il fior fiore del vino che producono con le loro uve (il resto viene ceduto sfuso) per puntare, come aveva voluto Franco, sulla grande qualità. La potenzialità dei loro vigneti è di almeno 1,4 milioni di bottiglie, ma loro ne fanno soltanto 620mila. Il loro vino di punta è il Graticciaia, una delle massime espressioni vinicole pugliesi; un rosso da uve di negroamaro appassite su graticci. Il nome del vino deriva appunto dalla Graticciaia, il fruttaio ove sono sistemate le leggere stuoie fatte con canne intrecciate e vimini. Ne nasce un vino possente e ampio, eppure elegante e suadente.

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