Biography
Molte università hanno studiato la “history case” di Feudi di San Gregorio, che nel volgere di tre lustri é diventata una delle aziende vitivinicole più importanti e famose del Mezzogiorno. Questo grazie a un progetto portato avanti con i giusti mezzi, chiarezza di obiettivi e molto determinazione dalle famiglie Ercolino e Capaldo. L’azienda prende il nome da San Gregorio, é una contrada in comune di Sorbo Serpico, piccolo centro dell’Irpinia, nei pressi di Taurasi (luogo eletto della Campania per il vitigno aglianico) a non molta distante dal Sannio e dalla Via Appia, nell’epicentro di quello che un tempo veniva chiamato Principato Ultimo.
In questa area il paesaggio é caratterizzato da colline a volte dolci a volte aspre, con un’altitudine compresa tra i 400 e i 600 metri, che hanno come minimo denominatore terreni con una riuscita miscela di strati sedimentari e ceneri vulcaniche) e climi particolarmente adatti alla coltura della vite. L’azienda dispone di una superficie superiore ai 100 ettari vitati, tutti coltivati con criteri rigorosi che privilegiano qualità a scapito della quantità. La cantina, non solo é funzionale e moderna, dotata del meglio della tecnologia, ma anche suggestiva e spettacolare, inserita in un contesto ambientale di grande pregio; al piano superiore dell’edificio funziona il ristorante Marennà, che in pochi anni é divenuto uno dei locali più quotati di tutta la regione. La gamma dei vini dei Feudi di San Gregorio é piuttosto articolata, ma ha dei vertici ben riconoscibili. Il primo senza’altro é il Patrimo, un merlot in purezza, che ha segnato una nuova strada nell’enologia campana, un vino morbido e complesso al tempo stesso. Ma é sui vitigni autoctoni, coltivati i in singoli cru, che meglio si riconosce la cifra stilistica dell’azienda: come nel Taurasi Riserva Piano di Montevergine, un rosso austero ed elegante al tempo stesso, e il Serpico (prende il nome dal monte sopra Sorbo Serpico), un aglianico più moderno, rotondo e avvolgente. Poi ci sono il Greco di Tufo Cutizzi, un bianco, sapido, concentrato, persistente, il Fiano di Avellino Pietracalda, un vino più di carattere, decisamente minerale. E infine il Campanaro, una riuscita miscela tra greco e fiano, che dà un vino davvero singolare.