Biography
La casa vitivinicola Argiolas non ha scelto per caso il nome della famiglia come marchio: é sempre stata un’azienda a conduzione familiare fin dalla creazione a Serdiana, nel Cagliaritano, ad opera di Francesco Argiolas, nei primi anni del 1900. La memoria orale ha tramandato il ricordo che a impiantare alcuni dei suoi vigneti contribuì, durante la Prima guerra mondiale, un gruppo di prigionieri di guerra austriaci e polacchi. A dare all’azienda veste legale e impulso imprenditoriale é stato nel 1938 il figlio di Francesco, Antonio Argiolas, assai intraprendente nel commercializzare la produzione di Monica, Nuragus e Cannonau, già avviata da suo padre, anche fuori della Sardegna: prima in Toscana, Lazio e Veneto, successivamente in Francia e in Germania. Vini di buon livello ma orfani della bottiglia, però, come quasi tutti quelli, anonimi invece anche sul piano organolettico, prodotti nell’isola. Proprio a causa della profonda crisi che il commercio di vino sfuso attraversò negli anni 80, molti vignaioli in Sardegna si convinsero ad abbandonare la viticoltura accettando i contributi che la Cee elargiva a chi espiantava le proprie viti. Antonio Argiolas, ritenendo che la qualità sarebbe stata pagante, prima o poi, scartò a priori quella soluzione, anche se avrebbe potuto arricchirsi senza muovere un dito. La svolta decisiva l’hanno impressa i suoi figli, Franco e Giuseppe, che, presa la guida dell’azienda, nel 1989 hanno convertito la produzione all’imbottigliamento. Decisivo é stato il loro incontro con Giacomo Tachis, padre della moderna enologia italiana, di cui il loro enologo Mariano Murru é allievo. E’ stato con l’assistenza di Tachis che i fratelli Argiolas hanno riconvertito i loro vigneti e sperimentato nuove strade in cantina, prime tappe di un percorso che li ha portati a imporsi in tutti i mercati del mondo. Se il successo si misura con le cifre, quelle dell’Argiolas possono testimoniarlo: l’azienda, che oggi dispone di 230 ettari di vigneto dislocati in quattro località, Serdiana, Selegas, Siurgus Donigala e Porto Pino, con i dieci tipi di vino che propone e la sua capacità produttiva annua di circa 2 milioni di bottiglie é diventata la punta di diamante per l’affermazione del vino sardo nel mondo. Il suo vino più rappresentativo, il carnoso Turriga, un Igt Isola dei Nuraghi, che nasce da un uvaggio di varietà autoctone, cannonau, carignano, bovale sardo e malvasia nera, é entrato nell’esclusivo club internazionale dei fuoriclasse, ma a costruire la fama del marchio contribuiscono anche il bianco secco Is Argiolas, un Vermentino di straordinaria stoffa, e il bianco dolce Angialis, in cui una piccola percentuale di malvasia accende gli aromi delle uve isolane di Nasco.