Biography
Con una graduale ma irresistibile ascesa, Michele Chiarlo, enotecnico figlio di viticoltori da cinque generazioni, é oggi alla testa di un’azienda conosciuta in tutto il mondo che produce ogni anno 1 milione di bottiglie. Di pregio. Inizio modestissimo nel 1956: una piccola cantina a Calamandrana, nell’Astigiano, per commercializzare Barbera e Moscato. La cantina si chiamava Duca d’Asti. “Il vino, allora, era un prodotto povero”, ironizza Chiarlo; “si cercava di nobilitarlo almeno con il nome”. Due anni dopo, però, la piccola impresa era già in grado di provvedere all’invecchiamento dei Barbera generosi della zona. Fu proprio un Barbera della vendemmia 1958, anzi, conservatosi a lungo quanto un Bordeaux, a permettergli molti anni dopo di farsi conoscere negli Stati Uniti sorprendendo tutti a una degustazione. Per assicurarsi la qualità della materia prima, appena ha potuto, Chiarlo ha cominciato ad acquisire vigneti. Oggi possiede 60 ettari e ne gestisce in conduzione altri 50. Produce i vini piemontesi più importanti e per vinificarli nelle rispettive zone di produzione ha attrezzato tre cantine: una a Calamandrana, suo quartier generale, un’altra a Gavi e una terza a Barolo. A produrre Barolo, Chiarlo ha cominciato nel 1982 comprando le uve, poi coltivando vigneti in affitto e infine acquistandoli. Nell’89 é così diventato proprietario di 6 ettari a La Morra, nel cru di Cerequio, mentre l’anno dopo ha comprato un ettaro e mezzo nel più storico dei cru del comune di Barolo, Cannubi. L’appezzamento, troppo scosceso per i trattori, aveva già provveduto a sistemarlo in maniera inedita per le Langhe, senza alterare il profilo della collina, ogni filare impiantato su un minuscolo terrazzamento che segue la curva di livello. “Così le viti non si fanno ombra l’una con l’altra”, spiega, “e le uve maturano perfettamente. Ma quando avevo affrontato l’impresa non ero certo che quel terreno sarebbe diventato mio…”. I Barolo si sono aggiunti, al vertice della sua gamma, al Barbera di maggior impegno, La Court. Nel cru dal quale lo ricava, per dare impulso alla valorizzazione del territorio, Chiarlo ha realizzato un innovativo parco artistico. Ma la sua più grande soddisfazione é che a portare avanti l’opera da lui iniziata saranno i figli. Stefano, che ha studiato enologia, é responsabile dei vigneti ed enologo dell’azienda insieme a Gianni Meleni, mentre Alberto, studi di marketing alle spalle, si occupa del settore commerciale. Con loro, la sesta generazione é già in pista.